Una donna by Sibilla Aleramo

Una donna by Sibilla Aleramo

autore:Sibilla Aleramo [Aleramo, Sibilla]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


XIII

Intanto il mio scartafaccio cresceva di mole. Tentativi disparati vi si succedevano. Accanto ad impressioni visive, alla pittura rapida di qualche tipo, si svolgeva in cento frammenti il filo delle mie considerazioni sulla vita, tendenti ad orientarsi in una connessione, in un organismo. Un occulto ardore correva per quei fogli, che io cominciavo ad amare come qualcosa migliore di me, quasi mi rendessero la mia immagine già purificata e mi convincessero ch’io poteva vivere intensamente ed utilmente. Vivere! Ormai lo volevo, non più solo per mio figlio, ma per me, per tutti.

Mi stimavo fortunata nella mia solitudine. L’aspro calvario era ben sempre sotto a’ miei occhi; guardandolo restavo affascinata dal pensiero delle innumeri creature che ne salivano uno uguale senza trovare alla vetta neppure una croce su cui attendere una giustizia postuma. Donne e uomini; agglomerati e pur così privo ognuno di aiuto! Quella l’umanità? E chi ardiva definirla in una formula? In realtà la donna, fino al presente schiava, era completamente ignorata, e tutte le presuntuose psicologie dei romanzieri e dei moralisti mostravano così bene l’inconsistenza degli elementi che servivano per le loro arbitrarie costruzioni! E l’uomo, l’uomo pure ignorava se stesso: senza il suo complemento, solo nella vita ad evolvere, a godere, a combattere, avendo stupidamente rinnegato il sorriso spontaneo e cosciente che poteva dargli il senso profondo di tutta la bellezza dell’universo, egli restava debole o feroce, imperfetto sempre. L’una e l’altra erano, in diversa misura, da compiangere.

Nessun libro aveva la virtù di sconvolgere le mie recenti convinzioni; e nessuno, di quelli che lessi in quel tempo, mi produsse grande impressione. M’accorsi che il mio senso critico, dopo la lunga paralisi, s’era come allargato ed intensificato; e insieme scopersi nel mio spirito una sorta di nostalgia accorata per tutto ciò che la mia educazione irrimediabilmente aveva trascurato in me. La poesia, la musica, le arti del colore e della forma, rimanevano per me cose quasi ignote, mentre l’intero mio essere aspirava all’estasi ch’esse suscitano; il pensiero di cui vivevo avrebbe voluto talvolta farsi alato, confondersi coi raggi e coi suoni. Scrivendo, la mia impotenza a tradurre liricamente l’oscuro mondo interiore mi dava spesso una sofferenza acuta; ogni cosa, che non giungevo ad esprimere, ricadeva per sempre nel baratro ignoto onde era sòrta per un istante.

Nella casa tranquilla una vecchia donna, entrata stabilmente al nostro servizio, adempieva le funzioni domestiche che prima erano state quasi del tutto a mio carico. Alta e curva, il viso ossuto stranamente brutto ed espressivo, ella mi aveva destato ripugnanza al primo momento e mi aveva conquistata di poi subito colla sua intelligenza ed il suo tatto. La sua storia non era diversa da quella di molte donne del popolo, prima esauste dalla maternità, poi abbandonate dal marito emigrato, e infine sfruttate dalle loro medesime creature. Ella la raccontava timidamente, rivelando una stoica simpatia per la vita. La mia attenzione l’aveva lusingata: sin dai primi giorni la mia figura fanciullesca, colla lunga treccia ed il viso roseo così simile a quello del mio



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